Città del Vaticano – Il 4 e 5 ottobre, nel week end della solennità di San Francesco d’Assisi, si sono celebrati a Roma il Giubileo del Mondo Missionario e quello dei Migranti. Al mattino del 4, l’udienza con Papa Leone XIV in una piazza San Pietro colorata dalle varie espressioni della missione giunte in Vaticano per celebrare il loro Giubileo. Al pomeriggio un convegno presso la Pontificia Università Urbaniana “La missio ad gentes oggi” e in serata veglie missionarie sparse per tutta Roma.
Nella mattinata del 5, giorno in cui era previsto anche il Giubileo dei Migranti, la celebrazione eucaristica presieduta da Papa Leone in piazza San Pietro ha raccolto circa quarantamila pellegrini accorsi per entrambi i giubilei e in parte rimasti anche nel pomeriggio per la Festa dei Popoli presso i giardini di Castel Sant’Angelo.
La Missione è per tutti
“Tutta la Chiesa è missionaria” Questa affermazione, nell’incipit dell’omelia di Papa Leone della mattina della XXVII Domenica del Tempo Ordinario, ha subito ricordato l’identità missionaria della Chiesa, che non appartiene a pochi, ma a tutta la comunità cristiana: “La vocazione missionaria nasce dal desiderio di portare a tutti la gioia e la consolazione del Vangelo, specialmente a chi vive storie difficili e ferite”.







Missione: partire e restare
Il Pontefice ha sottolineato che oggi la missione non è solo “partire” verso terre lontane, ma anche “restare” per accogliere, perché “le frontiere non sono più soltanto geografiche: è la sofferenza a venire verso di noi”.
Richiamando l’immagine evangelica dei “servi inutili”, ha invitato missionari e fedeli a servire con semplicità, “perché la salvezza non si impone con mezzi straordinari, ma cresce nel silenzio dei gesti quotidiani”.
Fede come forza nei tempi oscuri
Dinanzi alle guerre e alle ingiustizie che segnano il nostro tempo, Leone XIV ha dato voce alla domanda biblica: “Perché, Signore, sembri assente?”. La risposta, ha spiegato, è nella profezia di Abacuc: “Il giusto vivrà per la sua fede”.
“La fede – ha detto – non solo aiuta a resistere, ma trasforma la nostra vita in strumento di speranza e di salvezza”.
Migranti: fratelli in cammino
Durante la celebrazione, Papa Leone ha rivolto un appello pensando ai migranti: “Fratelli e sorelle, quelle barche che sperano di avvistare un porto sicuro non possono e non devono trovare la freddezza dell’indifferenza o lo stigma della discriminazione”.
Missione e migrazione, dunque, si intrecciano: l’annuncio del Vangelo passa anche attraverso l’accoglienza di chi arriva da terre martoriate, portando con sé dolore ma anche speranza.
Dignità umana e pace
Durante l’Angelus, il Papa ha ribadito: “Nessuno deve essere costretto a partire, né sfruttato o maltrattato per la propria condizione. Al primo posto ci sia sempre la dignità umana”.
Ha espresso poi dolore per l’attentato a Manchester e per la sofferenza della popolazione palestinese a Gaza, condannando l’odio antisemita e chiedendo un cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi e la fine del conflitto. “La pace – ha detto – è parte integrante della nostra missione”.







La Festa dei Popoli a conclusione del Giubileo dei Migranti
La due giorni giubilare si è conclusa con una Festa dei Popoli nei giardini di Castel Sant’Angelo che ha visto la partecipazione di numerosi gruppi tradizionali dal mondo che hanno portato sul palco la loro cultura attraverso balli, canti, costumi e anche strumenti musicali dei loro Paesi. Un tripudio di gioia e di colori che per un pomeriggio hanno fatto incontrare il mondo in un bellissimo angolo di Roma.






