Azione Francescana

News dalla Chiesa

Leone XIV: la famiglia è il segno profetico dell’unità e della pace

Città del Vaticano. Nel cuore del Tempo Pasquale, nella cornice di Piazza San Pietro, Leone XIV ha presieduto la celebrazione del Giubileo delle Famiglie, dei Nonni e degli Anziani. Nell’omelia, pronunciata, il Pontefice ha commentato il brano evangelico dell’ultima Cena, nel quale Gesù prega per l’unità dei suoi discepoli (cfr Gv 17,20-26). Una preghiera che, ha sottolineato, «ci coinvolge nel suo stesso amore» e ci introduce nel disegno salvifico di Dio sull’umanità.

Unità, non uniformità

«Che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21): è questa la domanda che Cristo rivolge al Padre. Non una fusione indistinta delle persone, ha spiegato il Papa, ma una comunione profonda, specchio dell’amore trinitario. «Il Signore non vuole che ci sommiamo in una massa anonima, ma desidera che siamo uno, come Lui è nel Padre e il Padre in Lui», ha detto. L’unità cristiana, infatti, nasce dal cuore stesso di Dio e si realizza nel dono di sé, nella condivisione, nel perdono.

Generati dalla relazione

Nel rivolgersi in particolare alle famiglie riunite in Piazza San Pietro, Leone XIV ha ricordato che la nostra esistenza è tutta orientata alla relazione. «Abbiamo ricevuto la vita prima di volerla», ha affermato, richiamando le parole di Papa Francesco: «tutti gli uomini sono figli, ma nessuno ha scelto di nascere». È sempre l’altro che ci salva, ci accoglie, ci accompagna. E anche quando l’umanità è ferita, quando la libertà si piega alla sopraffazione, «la preghiera di Gesù continua ad agire come un balsamo, diventando per tutti annuncio di perdono e riconciliazione».

Un amore che educa, trasforma, genera

Nel cuore dell’omelia, il Santo Padre ha voluto ribadire il valore insostituibile della famiglia come “luogo di unità nella diversità”. La famiglia – ha detto – è il luogo dove impariamo ad amarci così come siamo, nel continuo esercizio della pazienza e della cura. «Se ci amiamo così, sul fondamento di Cristo, saremo segno di pace per tutti», ha affermato, indicando l’alleanza coniugale come via per superare le fratture del mondo. Un segno, questo, confermato anche dalla beatificazione di sposi vissuti nella santità, come i coniugi Martin, i Beltrame Quattrocchi e la famiglia Ulma.

Il matrimonio, canone del vero amore

«Il matrimonio non è un ideale astratto, ma il canone del vero amore tra l’uomo e la donna: amore totale, fedele, fecondo», ha dichiarato il Papa, facendo eco a Paolo VI. È un amore che non si chiude in se stesso, ma si apre alla vita e alla sua trasmissione, educando i figli con coerenza e libertà. Ai genitori, Leone XIV ha chiesto di essere «esempi di coerenza»; ai figli, di essere grati per ciò che ricevono; ai nonni e agli anziani, di vigilare con la saggezza dell’esperienza e l’umiltà appresa con gli anni.

La fede, dono che attraversa le generazioni

In conclusione, il Pontefice ha ricordato che la fede si trasmette insieme alla vita, «come il cibo della tavola e gli affetti del cuore». È nella famiglia che si fa l’esperienza concreta dell’amore di Dio, che unisce e salva. E ha offerto infine uno sguardo escatologico, richiamando sant’Agostino: «Un giorno saremo tutti unum: una cosa sola nell’unico Salvatore». In quell’abbraccio eterno – ha detto – ritroveremo anche i nostri cari che ci hanno preceduto, presenti spiritualmente accanto a noi in questa grande festa della vita.

Leone XIV: la famiglia è il segno profetico dell’unità e della pace

Città del Vaticano. Nel cuore del Tempo Pasquale, nella cornice di Piazza San Pietro, Leone XIV ha presieduto la celebrazione del Giubileo delle Famiglie, dei Nonni e degli Anziani. Nell’omelia, pronunciata, il Pontefice ha commentato il brano evangelico dell’ultima Cena, nel quale Gesù prega per l’unità dei suoi discepoli (cfr Gv 17,20-26). Una preghiera che, ha sottolineato, «ci coinvolge nel suo stesso amore» e ci introduce nel disegno salvifico di Dio sull’umanità.

Unità, non uniformità

«Che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21): è questa la domanda che Cristo rivolge al Padre. Non una fusione indistinta delle persone, ha spiegato il Papa, ma una comunione profonda, specchio dell’amore trinitario. «Il Signore non vuole che ci sommiamo in una massa anonima, ma desidera che siamo uno, come Lui è nel Padre e il Padre in Lui», ha detto. L’unità cristiana, infatti, nasce dal cuore stesso di Dio e si realizza nel dono di sé, nella condivisione, nel perdono.

Generati dalla relazione

Nel rivolgersi in particolare alle famiglie riunite in Piazza San Pietro, Leone XIV ha ricordato che la nostra esistenza è tutta orientata alla relazione. «Abbiamo ricevuto la vita prima di volerla», ha affermato, richiamando le parole di Papa Francesco: «tutti gli uomini sono figli, ma nessuno ha scelto di nascere». È sempre l’altro che ci salva, ci accoglie, ci accompagna. E anche quando l’umanità è ferita, quando la libertà si piega alla sopraffazione, «la preghiera di Gesù continua ad agire come un balsamo, diventando per tutti annuncio di perdono e riconciliazione».

Un amore che educa, trasforma, genera

Nel cuore dell’omelia, il Santo Padre ha voluto ribadire il valore insostituibile della famiglia come “luogo di unità nella diversità”. La famiglia – ha detto – è il luogo dove impariamo ad amarci così come siamo, nel continuo esercizio della pazienza e della cura. «Se ci amiamo così, sul fondamento di Cristo, saremo segno di pace per tutti», ha affermato, indicando l’alleanza coniugale come via per superare le fratture del mondo. Un segno, questo, confermato anche dalla beatificazione di sposi vissuti nella santità, come i coniugi Martin, i Beltrame Quattrocchi e la famiglia Ulma.

Il matrimonio, canone del vero amore

«Il matrimonio non è un ideale astratto, ma il canone del vero amore tra l’uomo e la donna: amore totale, fedele, fecondo», ha dichiarato il Papa, facendo eco a Paolo VI. È un amore che non si chiude in se stesso, ma si apre alla vita e alla sua trasmissione, educando i figli con coerenza e libertà. Ai genitori, Leone XIV ha chiesto di essere «esempi di coerenza»; ai figli, di essere grati per ciò che ricevono; ai nonni e agli anziani, di vigilare con la saggezza dell’esperienza e l’umiltà appresa con gli anni.

La fede, dono che attraversa le generazioni

In conclusione, il Pontefice ha ricordato che la fede si trasmette insieme alla vita, «come il cibo della tavola e gli affetti del cuore». È nella famiglia che si fa l’esperienza concreta dell’amore di Dio, che unisce e salva. E ha offerto infine uno sguardo escatologico, richiamando sant’Agostino: «Un giorno saremo tutti unum: una cosa sola nell’unico Salvatore». In quell’abbraccio eterno – ha detto – ritroveremo anche i nostri cari che ci hanno preceduto, presenti spiritualmente accanto a noi in questa grande festa della vita.

Cerca