Città del Vaticano. Nella VI Domenica di Pasqua, Papa Leone XIV ha presieduto la solenne Celebrazione Eucaristica di insediamento sulla Cathedra Romana, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale della diocesi di Roma. Con questo gesto, il nuovo Pontefice ha assunto ufficialmente il ministero di Vescovo della città eterna, “madre di tutte le Chiese”.
Una Chiesa madre, tenera e profetica
Nell’omelia pronunciata durante la Cappella Papale, il Santo Padre ha salutato con affetto i cardinali, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e tutto il popolo romano, ringraziando per la preghiera e l’accoglienza. Ha ricordato che la Chiesa di Roma è radicata nel sangue dei martiri e nella testimonianza degli apostoli Pietro e Paolo, e ha un’identità profondamente materna: capace di tenerezza, ascolto e sacrificio.
Richiamando più volte Papa Francesco e le sue catechesi sulla maternità della Chiesa, Leone XIV ha tracciato l’immagine di una comunità ecclesiale “che previene i bisogni, che ascolta prima ancora che venga chiesto, che accompagna senza giudicare”.
L’ascolto, via per la comunione
Riflettendo sugli Atti degli Apostoli, il Papa ha sottolineato l’importanza del dialogo, dell’umiltà e del discernimento comunitario come strade per costruire l’unità. Il passaggio chiave dell’omelia è stato l’invito a imparare “l’ascolto che si fa preghiera”, perché solo in ginocchio, ha detto, si può riconoscere la voce dello Spirito e comprendere gli altri come fratelli.
Ha poi indicato due verbi evangelici come bussola per il ministero episcopale: insegnare e ricordare. Lo Spirito, ha spiegato, insegna scrivendo nel cuore e ricorda riportando al centro la memoria viva del Vangelo. È in questa interiorità trasformata che il cristiano diventa “lettera di Cristo”, trasparente nella parola, onesto nei desideri, generoso nelle azioni.
Una diocesi in cammino: accogliere, ascoltare, annunciare
Parlando della diocesi di Roma, Leone XIV ha riconosciuto il coraggio e la complessità del suo cammino sinodale. Ha elogiato le tante iniziative in corso, specialmente in vista del Giubileo, e ha definito Roma una “grande casa aperta, focolare di fede”.
Il Papa ha espresso il desiderio di porsi in ascolto del popolo, per comprendere e decidere insieme. Con parole semplici e dirette ha citato Sant’Agostino: “Cristiano con voi, Vescovo per voi”, invocando l’aiuto della preghiera e della carità per svolgere il suo servizio.
L’autorità che nasce dalla carità
A conclusione dell’omelia, Papa Leone XIV ha richiamato San Leone Magno e il Beato Giovanni Paolo I per ribadire un principio fondamentale del suo pontificato: “tutto il bene compiuto è opera di Cristo”. Ha affermato con semplicità: “Anch’io vi offro quel poco che ho e che sono”, affidandosi all’intercessione dei Santi romani e alla Vergine Maria.
La Benedizione alla città di Roma: “camminiamo insieme!”
Dopo la Messa, dalla Loggia centrale della Basilica Lateranense, il Papa ha pronunciato la sua benedizione alla città. Con tono caldo e paterno ha ringraziato i romani per la loro partecipazione e li ha incoraggiati a vivere il Giubileo come tempo di speranza e testimonianza.
“Camminiamo tutti insieme! Contate sempre su di me, che con voi sono cristiano e per voi Vescovo”, ha detto, ricevendo lunghi applausi. Poi la Benedizione solenne e il saluto conclusivo: “Buonasera a tutti! Viviamo con questa gioia, sempre. Grazie.”
Con questo gesto, Papa Leone XIV ha aperto il suo ministero episcopale a Roma sotto il segno della prossimità, dell’ascolto e della carità. Una Chiesa che non domina ma accompagna, che non impone ma accoglie, e che si fa madre credibile per un mondo assetato di speranza.