Papa Leone all’Angelus ha ricordato i 60 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II e il recente viaggio apostolico in Turchia e Libano. Vicinanza per i popoli del Sud e Sud-Est Asiatico per i recenti disastri naturali.
Città del Vaticano – Un’assolata piazza San Pietro, gremita di fedeli fino all’inizio di via della Conciliazione, ha accolto questa mattina Papa Leone XIV per il suo primo Angelus al ritorno dal viaggio apostolico in Turchia e Libano, un viaggio che è stato un monito visibile sulla possibilità di vivere in dialogo e in pace.
La riflessione sul Vangelo della Domenica
Partendo da Matteo 3, 1-12, il Pontefice ha sottolineato come Giovanni Battista invitasse severamente alla conversione perché il regno dei cieli era vicino. Dopo di lui, Gesù insegnerà a chiedere nel Padre Nostro “Venga il tuo regno”, un regno in cui mettere energie a servizio di un Dio che viene non per dominarci ma per liberarci. Alla venuta di questo regno occorre prepararsi con le opere, non con le apparenze.
Il Battista, quando questo regno si manifesterà in Gesù Cristo, nella mitezza e nella misericordia, sarà sorpreso. Per dirla con Isaia, gli apparirà come un germoglio spuntato da un tronco morto.
I 60 anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II
Un’esperienza simile, di sorpresa, l’ha vissuta la Chiesa con il Concilio Vaticano II, in cui sono germogliate realtà anche deboli e marginali e si sono realizzate cose che si sarebbero dette impossibili. Quasi in chiusura di quest’anno giubilare dedicato alla speranza, Leone ne rilancia la necessità ed esclama: “Sorelle e fratelli, come ha bisogno il mondo di questa speranza! Nulla è impossibile a Dio.”
“Prepariamoci al suo Regno, facciamogli spazio“
Il Papa invita ad accogliere Gesù che viene per prepararsi al regno e accoglierlo nelle nostre vite, svegliandoci e camminando nella luce. La spiritualità dell’Avvento è fatta di questo: luce e concretezza. E come anche ci ricordano le luminarie, ciascuno è chiamato a farsi come piccola luce che, se accoglie Gesù, diventa germoglio di un mondo nuovo. In questo, per imparare come fare, possiamo metterci alla scuola di Maria, “donna dell’attesa fiduciosa e della speranza”.
Il ricordo del viaggio in Turchia e Libano
Ancora vicino il ricordo del primo viaggio apostolico per Papa Leone. Cita la preghiera a İznik, l’antica Nicea, per i 1700 anni dal primo Concilio ecumenico e il 60° anniversario della Dichiarazione comune tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora, che poneva fine alle reciproche scomuniche. L’unità visibile dei cristiani, come visto dagli albori del pontificato, resta dunque per Leone un impegno costante e un obiettivo necessario. Ha parlato poi del Libano e dell’incontro con tanta gente che lo attendeva, in particolare con i familiari delle vittime dell’esplosione di Beirut. “I libanesi attendevano una parola e una presenza di consolazione, ma sono stati loro a confortare me con la loro fede e il loro entusiasmo”. Quel viaggio ha insegnato a tutti, non solo al Papa, che “la pace è possibile e che i cristiani in dialogo con gli uomini e le donne di altre fedi e culture possono contribuire a costruirla”.
La vicinanza ai popoli asiatici colpiti da disastri naturali
L’Angelus si è concluso con le parole di vicinanza del Papa verso i popoli asiatici del Sud e del Sud-Est asiatico, duramente provati dai recenti disastri naturali. Il pontefice ha assicurato la preghiera per le vittime, per i familiari e per quanti portano soccorso, esortando la comunità internazionale a compiere gesti di solidarietà verso questi popoli. Infine, Leone ha rivolto il suo saluto a romani, pellegrini, gruppi parrocchiali, giovani, cresimandi e ministranti presenti in piazza per la preghiera.