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Papa Leone: “Il catechista è persona di parola, che pronuncia con la vita”

Città del Vaticano. Durante la Messa per il Giubileo dei Catechisti, Papa Leone ha commentato la parabola del ricco e di Lazzaro, mostrando come lo sguardo di Dio sveli la verità del cuore umano e denunciando l’indifferenza che dimentica i poveri. Ha ricordato che Cristo risorto è la speranza che salva e ha invitato i catechisti a essere testimoni credibili del Vangelo con la loro vita, come i primi annunciatori della fede nelle famiglie.

Lo sguardo di Dio che smaschera l’indifferenza

Il Papa ha sottolineato che nel Vangelo di Luca Dio vede l’indigenza di Lazzaro e l’indifferenza del ricco. Il povero, dimenticato dagli uomini, è custodito da Dio, che ne ricorda il nome; il ricco invece, pur circondato dall’abbondanza, resta senza nome perché smarrisce sé stesso, prigioniero del vuoto d’amore. Questa parabola resta drammaticamente attuale: accanto all’opulenza di pochi, interi popoli patiscono guerra, miseria e sfruttamento. Le sofferenze di Lazzaro e i bagordi del ricco hanno una fine: Dio fa giustizia verso entrambi. La Chiesa annuncia senza stancarsi questa parola che invita alla conversione. Papa Leone ha ricordato che lo stesso brano evangelico fu proclamato nel Giubileo dei Catechisti del 2016, quando Papa Francesco mise al centro il kerigma, il primo annuncio: Cristo è risorto, ama ciascuno e ci accompagna ogni giorno. Questa è la verità che salva e trasforma la vita.

La missione dei catechisti

Il catechista, ha detto il Pontefice, non è semplice trasmettitore di nozioni, ma testimone che annuncia con la vita. I primi catechisti sono i genitori, che comunicano la fede come la lingua madre: in casa, attorno alla tavola, con gesti e volti che rimandano a Cristo. È lì che nasce l’esperienza concreta del Vangelo, prima ancora della catechesi strutturata. Papa Leone ha richiamato la Dei Verbum: la Tradizione cresce grazie alla contemplazione, all’esperienza spirituale e alla predicazione. In questo percorso, il Catechismo è uno strumento prezioso che custodisce l’unità e protegge dall’individualismo. Catechizzare significa “in-segnare”, cioè lasciare un segno interiore. Con sant’Agostino, il Papa ha ricordato che un buon catechista espone “affinché chi ascolta creda, credendo speri e sperando ami”.

Il Pontefice ha infine invitato a vivere il Giubileo come tempo di perdono, conversione e pace. Quando siamo tentati da ingordigia e indifferenza, i molti “Lazzaro” di oggi diventano una catechesi viva, che ci richiama alla parola di Gesù e ci sollecita alla carità concreta.

Papa Leone: “Il catechista è persona di parola, che pronuncia con la vita”

Città del Vaticano. Durante la Messa per il Giubileo dei Catechisti, Papa Leone ha commentato la parabola del ricco e di Lazzaro, mostrando come lo sguardo di Dio sveli la verità del cuore umano e denunciando l’indifferenza che dimentica i poveri. Ha ricordato che Cristo risorto è la speranza che salva e ha invitato i catechisti a essere testimoni credibili del Vangelo con la loro vita, come i primi annunciatori della fede nelle famiglie.

Lo sguardo di Dio che smaschera l’indifferenza

Il Papa ha sottolineato che nel Vangelo di Luca Dio vede l’indigenza di Lazzaro e l’indifferenza del ricco. Il povero, dimenticato dagli uomini, è custodito da Dio, che ne ricorda il nome; il ricco invece, pur circondato dall’abbondanza, resta senza nome perché smarrisce sé stesso, prigioniero del vuoto d’amore. Questa parabola resta drammaticamente attuale: accanto all’opulenza di pochi, interi popoli patiscono guerra, miseria e sfruttamento. Le sofferenze di Lazzaro e i bagordi del ricco hanno una fine: Dio fa giustizia verso entrambi. La Chiesa annuncia senza stancarsi questa parola che invita alla conversione. Papa Leone ha ricordato che lo stesso brano evangelico fu proclamato nel Giubileo dei Catechisti del 2016, quando Papa Francesco mise al centro il kerigma, il primo annuncio: Cristo è risorto, ama ciascuno e ci accompagna ogni giorno. Questa è la verità che salva e trasforma la vita.

La missione dei catechisti

Il catechista, ha detto il Pontefice, non è semplice trasmettitore di nozioni, ma testimone che annuncia con la vita. I primi catechisti sono i genitori, che comunicano la fede come la lingua madre: in casa, attorno alla tavola, con gesti e volti che rimandano a Cristo. È lì che nasce l’esperienza concreta del Vangelo, prima ancora della catechesi strutturata. Papa Leone ha richiamato la Dei Verbum: la Tradizione cresce grazie alla contemplazione, all’esperienza spirituale e alla predicazione. In questo percorso, il Catechismo è uno strumento prezioso che custodisce l’unità e protegge dall’individualismo. Catechizzare significa “in-segnare”, cioè lasciare un segno interiore. Con sant’Agostino, il Papa ha ricordato che un buon catechista espone “affinché chi ascolta creda, credendo speri e sperando ami”.

Il Pontefice ha infine invitato a vivere il Giubileo come tempo di perdono, conversione e pace. Quando siamo tentati da ingordigia e indifferenza, i molti “Lazzaro” di oggi diventano una catechesi viva, che ci richiama alla parola di Gesù e ci sollecita alla carità concreta.

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