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Dall’Angelus l’appello di Leone per pace, migranti e cura del creato

Città del Vaticano. Nell’Angelus di questa domenica Papa Leone ha meditato sul Vangelo di Luca (Lc 14,1.7-14), che racconta l’invito di Gesù a pranzo presso un fariseo. Il Pontefice ha sottolineato il valore dell’incontro, la necessità di coltivare l’umiltà come forma autentica di libertà e l’importanza di una Chiesa che sia casa di accoglienza per tutti. Dopo la preghiera mariana, il Papa ha rinnovato il suo appello per la pace in Ucraina, ha ricordato le vittime delle violenze armate negli Stati Uniti e dei naufragi dei migranti, e ha invitato a vivere con impegno la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato.

L’incontro che apre il cuore

Il Papa ha ricordato come il pranzo sia, in ogni cultura, segno di pace e comunione. Gesù, accettando l’invito a tavola, mostra che incontrarsi richiede umiltà e capacità di entrare nel mondo dell’altro. Nonostante il sospetto dei farisei, Egli sceglie di avvicinarsi con autenticità, rinunciando a formalità vuote e parlando con franchezza. Leone ha osservato come i commensali cercassero i primi posti, trasformando un momento di comunione in competizione. Lo stesso accade oggi quando prevale la corsa a mettersi in mostra. Sedersi alla mensa eucaristica significa invece lasciare che Gesù ci parli e ci mostri come spesso riduciamo la vita a una gara, paragonandoci inutilmente agli altri.

La libertà che nasce dall’umiltà

Il Vangelo usa il termine “umiltà” per indicare la vera libertà. L’umile è libero da sé stesso, perché ha compreso di essere prezioso agli occhi di Dio e trova in questa dignità il suo valore. L’umiltà non è debolezza ma capacità di servire, senza strategie di autoaffermazione, ponendo al primo posto non il proprio interesse ma l’amore e la giustizia. Il Pontefice ha auspicato che la Chiesa sia sempre più una casa accogliente, dove i posti non si conquistano ma si ricevono, e dove Gesù educa alla sua libertà e alla sua umiltà. Ha affidato questo cammino a Maria, Madre di una comunità che accoglie tutti.

Dopo l’Angelus

Papa Leone ha denunciato ancora la violenza della guerra in Ucraina, che continua a seminare distruzione e morte, chiedendo con forza un cessate il fuoco e un ritorno al negoziato. Ha ricordato anche le vittime della sparatoria avvenuta durante una Messa negli Stati Uniti, condannando la “pandemia delle armi” che devasta il mondo. Ha espresso poi profonda tristezza per il naufragio al largo della Mauritania, in cui hanno perso la vita decine di migranti, invitando a vivere con responsabilità le parole di Gesù: «Ero straniero e mi avete accolto».

Il Papa ha infine richiamato l’importanza della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, istituita dieci anni fa e celebrata insieme ai cristiani di altre confessioni. Quest’anno il tema è “Semi di pace e di speranza”. Francesco ha esortato a custodire la casa comune nello spirito del Cantico di frate sole, a 800 anni dalla sua composizione. Concludendo, Leone ha salutato con affetto i fedeli di Roma e i pellegrini giunti dall’Italia e da vari Paesi, tra cui numerosi gruppi parrocchiali, associazioni e realtà giovanili. A tutti ha augurato una buona domenica.

Dall’Angelus l’appello di Leone per pace, migranti e cura del creato

Città del Vaticano. Nell’Angelus di questa domenica Papa Leone ha meditato sul Vangelo di Luca (Lc 14,1.7-14), che racconta l’invito di Gesù a pranzo presso un fariseo. Il Pontefice ha sottolineato il valore dell’incontro, la necessità di coltivare l’umiltà come forma autentica di libertà e l’importanza di una Chiesa che sia casa di accoglienza per tutti. Dopo la preghiera mariana, il Papa ha rinnovato il suo appello per la pace in Ucraina, ha ricordato le vittime delle violenze armate negli Stati Uniti e dei naufragi dei migranti, e ha invitato a vivere con impegno la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato.

L’incontro che apre il cuore

Il Papa ha ricordato come il pranzo sia, in ogni cultura, segno di pace e comunione. Gesù, accettando l’invito a tavola, mostra che incontrarsi richiede umiltà e capacità di entrare nel mondo dell’altro. Nonostante il sospetto dei farisei, Egli sceglie di avvicinarsi con autenticità, rinunciando a formalità vuote e parlando con franchezza. Leone ha osservato come i commensali cercassero i primi posti, trasformando un momento di comunione in competizione. Lo stesso accade oggi quando prevale la corsa a mettersi in mostra. Sedersi alla mensa eucaristica significa invece lasciare che Gesù ci parli e ci mostri come spesso riduciamo la vita a una gara, paragonandoci inutilmente agli altri.

La libertà che nasce dall’umiltà

Il Vangelo usa il termine “umiltà” per indicare la vera libertà. L’umile è libero da sé stesso, perché ha compreso di essere prezioso agli occhi di Dio e trova in questa dignità il suo valore. L’umiltà non è debolezza ma capacità di servire, senza strategie di autoaffermazione, ponendo al primo posto non il proprio interesse ma l’amore e la giustizia. Il Pontefice ha auspicato che la Chiesa sia sempre più una casa accogliente, dove i posti non si conquistano ma si ricevono, e dove Gesù educa alla sua libertà e alla sua umiltà. Ha affidato questo cammino a Maria, Madre di una comunità che accoglie tutti.

Dopo l’Angelus

Papa Leone ha denunciato ancora la violenza della guerra in Ucraina, che continua a seminare distruzione e morte, chiedendo con forza un cessate il fuoco e un ritorno al negoziato. Ha ricordato anche le vittime della sparatoria avvenuta durante una Messa negli Stati Uniti, condannando la “pandemia delle armi” che devasta il mondo. Ha espresso poi profonda tristezza per il naufragio al largo della Mauritania, in cui hanno perso la vita decine di migranti, invitando a vivere con responsabilità le parole di Gesù: «Ero straniero e mi avete accolto».

Il Papa ha infine richiamato l’importanza della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, istituita dieci anni fa e celebrata insieme ai cristiani di altre confessioni. Quest’anno il tema è “Semi di pace e di speranza”. Francesco ha esortato a custodire la casa comune nello spirito del Cantico di frate sole, a 800 anni dalla sua composizione. Concludendo, Leone ha salutato con affetto i fedeli di Roma e i pellegrini giunti dall’Italia e da vari Paesi, tra cui numerosi gruppi parrocchiali, associazioni e realtà giovanili. A tutti ha augurato una buona domenica.

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