Città del Vaticano. Durante l’Angelus di questa domenica, il Papa ha invitato i fedeli a impiegare con generosità i doni ricevuti da Dio per il bene degli altri, ricordando che la vera ricchezza è l’amore che cambia chi lo dona. Dopo la preghiera mariana, ha rinnovato l’appello per la pace, con riferimenti a Hiroshima, al Caucaso e alla drammatica situazione di Haiti.
Il tesoro della vita da condividere
Meditando sul Vangelo di Luca (12,32-48), il Papa ha esortato i fedeli a riflettere su come investire il tesoro della propria esistenza. «Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina», ha ricordato, sottolineando che i doni ricevuti da Dio non vanno trattenuti, ma spesi per gli altri: non solo beni materiali, ma anche tempo, capacità, affetto ed empatia. Se non vengono coltivati, rischiano di svanire o di essere ridotti a merce di consumo.
L’amore, forza che trasforma
Il Pontefice ha spiegato che ogni persona, per esprimersi pienamente, ha bisogno di amore: è questo che nobilita la vita e ci rende simili a Dio. Richiamando il sacrificio di Gesù sulla croce, ha affermato che il vero investimento della vita si realizza nelle opere di misericordia, «la banca più sicura e redditizia», dove anche i gesti più piccoli acquistano valore eterno. Citando Sant’Agostino, ha ricordato che chi dona non solo offre qualcosa, ma viene trasformato interiormente.
La bellezza della vita donata
Per rendere concreta questa verità, il Papa ha proposto immagini quotidiane: una madre che abbraccia i suoi figli, due fidanzati che si scoprono felici insieme. Sono esempi che mostrano come l’amore renda la vita ricca e bella. «Non perdiamo nessuna occasione per amare», ha detto, invitando a vivere con vigilanza, attenzione e sensibilità verso gli altri.
Maria, stella del mattino
Affidando a Maria questo impegno, il Papa l’ha invocata come «Stella del mattino» che guida a diventare sentinelle di misericordia e di pace. Ha ricordato l’esempio di San Giovanni Paolo II e dei giovani presenti a Roma per il Giubileo, segni luminosi di speranza in un mondo attraversato da divisioni.
L’appello per la pace
Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha rivolto il pensiero al mondo ferito dalle guerre. Ha ricordato l’80° anniversario dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, invitando a respingere la guerra come strumento di soluzione dei conflitti. Ha espresso compiacimento per la firma della Dichiarazione congiunta di pace tra Armenia e Azerbaigian, auspicando che sia l’inizio di una stabilità duratura nel Caucaso.
L’urgenza di Haiti
Il Pontefice ha lanciato un appello accorato per Haiti, denunciando la gravissima crisi segnata da violenze, sequestri, tratta di esseri umani e miseria crescente. Ha chiesto la liberazione immediata degli ostaggi e il sostegno della comunità internazionale per garantire condizioni sociali e istituzionali di pace.
Saluti ai pellegrini
Infine, ha salutato i fedeli di Roma e i pellegrini provenienti da vari Paesi: dagli Stati Uniti e dall’Irlanda, oltre a gruppi italiani come l’Operazione Mato Grosso e alcune parrocchie lombarde e piemontesi. Concludendo con un «Buona domenica!», ha rinnovato l’invito alla preghiera e alla testimonianza di pace.