Città del Vaticano. In occasione della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Papa Leone XIV ha offerto una riflessione sulla vocazione apostolica come dono e responsabilità. L’omelia ha tracciato il profilo di due uomini trasformati dalla grazia: Pietro, roccia fragile divenuta fondamento, e Paolo, perseguitore convertito in apostolo delle genti. Il Papa ha sottolineato che la Chiesa di oggi ha bisogno di testimoni coraggiosi, capaci di custodire con fedeltà il dono della fede e di annunciarlo con audacia, in un mondo segnato da contraddizioni, persecuzioni e ricerca di senso.
Due uomini, una sola missione
Papa Leone XIV, ha evidenziato come Pietro e Paolo, pur diversi per storia e temperamento, siano stati uniti dallo stesso fuoco: Cristo. Pietro, pescatore chiamato a essere fondamento visibile della comunione ecclesiale; Paolo, intellettuale e viaggiatore, testimone instancabile della grazia ricevuta. Entrambi hanno speso la vita – e l’hanno persa – per il Vangelo, offrendo la loro fragilità al servizio della salvezza.
Dalla debolezza, la forza della Chiesa
Il Papa ha insistito su un paradosso evangelico: Dio si serve di strumenti imperfetti per edificare l’opera perfetta della salvezza. Pietro ha rinnegato, Paolo ha perseguitato; eppure, entrambi sono stati scelti. Questo – ha detto – è motivo di speranza per ogni cristiano: la fedeltà non nasce dalla perfezione, ma dalla fiducia nel Signore. La Chiesa cresce quando sa riconoscersi povera e affidarsi a Dio.
Il coraggio della verità e l’umiltà della carità
Papa Leone XIV ha poi indicato i due apostoli come modelli complementari per il nostro tempo: Pietro insegna la fermezza nella fede, Paolo l’audacia dell’annuncio. In un mondo tentato dal compromesso e dall’indifferenza, servono cristiani che custodiscano il deposito della fede senza arroganza, e che lo annuncino senza paura, unendo verità e carità.
Fedeltà al Vangelo, fedeltà alla missione
Nel ricordo dei due martiri di Roma, il Papa ha ricordato il legame inscindibile tra fede e testimonianza: non c’è adesione a Cristo senza dono di sé. Anche oggi – ha sottolineato – molti fratelli e sorelle nel mondo pagano un prezzo alto per la loro fede. La memoria di Pietro e Paolo diventa allora incoraggiamento per una Chiesa che non si rifugia nel passato, ma vive l’oggi come tempo di missione.
Chiesa in uscita, fondata sull’apostolicità
Infine, Papa Leone XIV ha ribadito che la Chiesa vive se resta ancorata alla sua origine apostolica: non un’eredità da custodire in museo, ma una sorgente da cui attingere forza per il presente. In un tempo segnato da confusione e ricerca, i cristiani sono chiamati ad annunciare il Vangelo con la stessa passione di Pietro e Paolo: senza timore, senza riserve, senza calcoli.
Una Chiesa radicata e in cammino
L’omelia si è conclusa con un richiamo alla responsabilità ecclesiale: essere “una, santa, cattolica e apostolica” significa anche oggi custodire la fede degli apostoli e trasmetterla viva e luminosa. Pietro e Paolo, colonne della Chiesa, sono ancora oggi i compagni di viaggio di ogni comunità che sceglie di camminare con Cristo e per Cristo, fino a dare la vita per amore. La Chiesa è viva quando è fedele alla testimonianza, e la testimonianza è vera quando nasce dall’incontro personale con il Signore.